Appassiscono le dalie (epilessia)

Mi avvelena il petto l’aria,
scheggia mattoni e, priva di volto
diventa pietra.

L’orologio ruota su se stesso, infiamma passi,
moltiplica silenzi.
Il tempo cade dai muri, appassiscono le dalie
si decompone il respiro
sulle mie labbra muoiono i sapori.

Labirinti carichi di smanie mi assalgono alle spalle
denudano parole che a picco
si rompono tra le fughe del pavimento,
su mobili e carne si ossida la speranza.

Velati d’acquitrini si accomodano le ombre
si piega il sangue!

Cado!

Visioni prive di braccia raschiano angoli,
scorticano sensi. Spade invisibili penetrano gli occhi
strappano l’anima dal mio corpo.

Un raggio di luce appeso alle tempie mi riga la vita.

Riverso su me stesso intesso deliri.

Il buio si specchia nel mio ventre e inghiotte la stanza.

L’inferno mi alita sulla bocca.

Dritta nell’aria la rosa svela pietà
lascia cadere petali e inerme
resta a guardare.

Che aspetti Dio ad asciugare la palude!

 

Sergio D’Angelo (tratto da: L’esodo dei muri)

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