Rimborsi per l’annullamento di vacanze, viaggi e pacchetti turistici per emergenza Covid-19

Tra le conseguenze disastrose della diffusione epidemica, vi e’ anche quella relativa alla necessita’ di cancellare i viaggi e le vacanze prenotati nel periodo interessato dalle misure restrittive. In questo rientrano, naturalmente, anche le settimane bianche e le vacanze pasquali. All’uopo, il Governo ha introdotto un decreto legge, il n. 9 del 2 marzo 2020, con il quale ha previsto deroghe al Codice del Turismo in materia di rimborsi per l’annullamento di vacanze, viaggi e pacchetti turistici.

La norma prevede che coloro che hanno acquistato vacanze, pacchetti turistici o viaggi nelle zone rosse o in stati esteri possono recedere, chiedendo il rimborso. Tuttavia, lo scontro con l’Associazione dei Consumatori e’ sorta con riguardo alle modalita’ con cui il decreto prevede il rimborso. I tour operator possono offrire alternativamente: un pacchetto sostitutivo di qualità equivalente o superiore, il rimborso della somma entro 14 giorni. Inoltre possono emettere un voucher di pari importo, da utilizzare entro un anno dalla emissione. In pratica, quale sarebbe il problema?  Mentre prima del decreto la scelta sull’opzione tra le tre alternative spettava al consumatore, con il decreto la palla e’ passata al tour operator.

Quali le conseguenze del decreto rimborsi per l’annullamento di vacanze, viaggi e pacchetti turistici?

Contro la scelta operata dal decreto governativo, pertanto, sono insorte le associazioni dei consumatori che minacciano di ricorrere all’Antitrust per sollevare la questione delle pratiche commerciali scorrette a danno dei consumatori. Il Codacons, in particolare, ha fatto rilevare che se legge ordinaria attribuisce al viaggiatore la facoltà di scelta, qualsiasi normativa che vada a limitare detta possibilita’ sarebbe da ritenersi illegittima.

Infatti, stando alla pratiche che stanno prendendo piede in questo periodo, a fronte della cancellazione dei viaggi e vacanze, al viaggiatore non è concessa alcuna alternativa tra il rimborso in danaro, il cambio di data o il vaucher. Infatti  e’ messo di fronte alla scelta obbligata di accettare il vaucher. Cosicche’, la lesione dei diritti del consumatore risiederebbe proprio nel veicolare la sua scelta. Il tutto  in un momento come questo in cui la liquidita’ puo’ fare la differenza. Infatti è da considerare che molti italiani si trovano ad affrontare periodi neri quali: mesi senza stipendio, riduzioni dello stesso o addirittura licenziamenti.

Cosa si ci auspica?

Si auspica che intervenga l’Antitrust a correggere il tiro ridando  il  diritto di decidere liberamente  su cosa fare del proprio danaro!

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